Di ritorno dalla lezione sei. Abbiamo concluso la prima parte del corso dedicata all'inquadramento scientifico disciplinare della sociologia. L'ultimo tema affrontato è stato quello del rapporto tra scienza e politica. Lo abbiamo fatto partendo dal punto di vista di un autore classico che ormai abbiamo imparato a conoscere: Max Weber nelle sue due lezioni "La scienza come professione. La politica come professione" (pubblicate in italiano da Einaudi, 2004).
Weber sviluppa una riflessione sul rapporto e le divisioni di compiti esistenti tra l'attività scientifica e quella politica: l'Autore si confronta con la crisi dell'illusione della ragione positivista (che aveva abbattuto la razionalità tradizionale che univa conoscenza, verità e l'idea del bene e del giusto) e prende atto dell'esistenza nelle società moderne di uno scontro tra valori in contrasto e irriducibili tra di loro. In questa situazione - definita di "politeismo disincantato" - Weber ritiene necessario definire il ruolo dello scienziato sociale e della scienza sociale in relazione a quelli della politica e del poitico: la scienza deve essere avalutativa applicandosi nella conoscenza della società con rigore metodologico e senso di responsabilità. Lo scienziato sociale deve però essere consapevole che non può considerarsi un astratto osservatore, ma al contrario deve sempre tener conto che esso è parte del mondo che osserva e, quindi, deve sempre conservare la consapevolezza della parzialità del suo punto di vista e dei valori di cui è portatore. Alla domanda "cosa deve fare la scienza sociale e cosa non deve fare?" Weber sostiene che la scienza deve fornire supporti tecnici per comprendere e per decidere, deve indicare cosa è possibile fare e quali sono le relative conseguenze; la scienza però non può dire quale è la scelta migliore in un'alternativa tra valori. Questo compito va lasciato alla politica che sviluppa un'etica dei principi, vale a dire che fa scelta di valori rispetto ai quali agisce in coerenza, e si assume la responsabilità delle sue scelte.
L'idea weberiana di avalutatività delle scienze storico-sociali è un contributo di grande rilevanza per quella che Arnaldo Bagnasco chiama la "ragione sociologica". Si tratta di un'idea che s'inserisce nel suo più vasto approccio teorico e metodologico di Weber che trova la sua più sistematica organizzazione nella raccolta di saggi dal titolo Il metodo delle scienze storico-sociale (Einaudi, 2003).
Università degli Studi di Napoli Federico II - Facoltà di Medicina e Chirurgia
sabato 28 maggio 2011
giovedì 26 maggio 2011
Giddens e il rapporto micro-macro
Note di ripasso. Nelle precedenti lezioni, ci siamo soffermati sulla distinzione teorica tra gli approcci microsociologici e quelli macrosociologici e dei rapporti che vengono costruiti tra la dimensione del sistema sociale e quella dell'interazione sociale.
L'approccio che abbiamo ripreso per comprendere meglio i rapporti tra la dimensione micro e quella macro della società è quello sviluppato dal sociologo britannico Anthony Giddens all'interno della Teoria della strutturazione. Il volume in cui è stata sviluppata questa prospettiva teorica è The Constitution of Society del 1984 (tradotto in italiano nel 1990 da Einaudi con il titolo La costituzione della società. Lineamenti di teoria della strutturazione). Un punto di particolarmente interessante per il nostro corso è la spiegazione della microfondazione dell'integrazione sociale: l'ordine sociale - secondo Giddens - si produce e si riproduce nell'interazione diretta in situazione, attraverso il meccanismo della routinizzazione della vita quotidiana. Giddens ritiene che le attività quotidiane apprese e ripetute per abitudine sono fondamentali per l'ordine sociale complessivo. In questo approccio Giddens riprende alcuni sociologi che si sono occupati dell'interazione sociale e della vita quotidiana quali Erving Goffman e Harold Garfinkel (morto il 21 aprile di questo anno, e noto per aver fondato l'approccio della Etnometodologia). Gli incontri e le routine quotidiane si basano su un consenso concettuale latente che funziona come meccanismo di conservazione della fiducia, su cui si basa l'idea della "sicurezza ontologica":
L'approccio che abbiamo ripreso per comprendere meglio i rapporti tra la dimensione micro e quella macro della società è quello sviluppato dal sociologo britannico Anthony Giddens all'interno della Teoria della strutturazione. Il volume in cui è stata sviluppata questa prospettiva teorica è The Constitution of Society del 1984 (tradotto in italiano nel 1990 da Einaudi con il titolo La costituzione della società. Lineamenti di teoria della strutturazione). Un punto di particolarmente interessante per il nostro corso è la spiegazione della microfondazione dell'integrazione sociale: l'ordine sociale - secondo Giddens - si produce e si riproduce nell'interazione diretta in situazione, attraverso il meccanismo della routinizzazione della vita quotidiana. Giddens ritiene che le attività quotidiane apprese e ripetute per abitudine sono fondamentali per l'ordine sociale complessivo. In questo approccio Giddens riprende alcuni sociologi che si sono occupati dell'interazione sociale e della vita quotidiana quali Erving Goffman e Harold Garfinkel (morto il 21 aprile di questo anno, e noto per aver fondato l'approccio della Etnometodologia). Gli incontri e le routine quotidiane si basano su un consenso concettuale latente che funziona come meccanismo di conservazione della fiducia, su cui si basa l'idea della "sicurezza ontologica":
Il confidare che il mondo naturale e quello sociale sono come appaiono essere, compresi i parametri esistenziali essenziali del sé e della propria identità sociale (Giddens A., La costruzione della società, Einaudi, 1990, p. 375)La società si struttura come effetto macro delle interazioni sociali dirette in situazione.
mercoledì 25 maggio 2011
Generi sociologici
Schema di ripasso lezione cinque. All'interno della disciplina sociologica si possono distinguere alcuni "generi" che si pongono obiettivi conoscitivi diversi e pertanto adottano approcci teorici e metodologie di ricerca differenti.
Partendo dal contributo del sociologo francese Raymond Boudon del 2002 dal titolo Sociology That Really Matters. European Academy of Sociology, si può utilizzare una tipologia di generi sociologici, composta da quattro tipi. Si tratta di generi che nella pratica di ricerca sociologica vengono spesso utilizzati insieme, in differenti fasi della ricerca empirica e della riflessione teorica, ma che tuttavia rispondono ad domande di ricerca differenti e che risulta utile distinguere analiticamente:
Partendo dal contributo del sociologo francese Raymond Boudon del 2002 dal titolo Sociology That Really Matters. European Academy of Sociology, si può utilizzare una tipologia di generi sociologici, composta da quattro tipi. Si tratta di generi che nella pratica di ricerca sociologica vengono spesso utilizzati insieme, in differenti fasi della ricerca empirica e della riflessione teorica, ma che tuttavia rispondono ad domande di ricerca differenti e che risulta utile distinguere analiticamente:
- Sociografia: è il genere che risponde alla domanda di come è fatto un fenomeno sociale e si occupa di descrivere i caratteri significativi dell'oggetto di ricerca, di rilevare informazioni e dati, di produrre tipologie.
- Analisi sociologica: è il genere che risponde alla domanda del perché si verifica un determinato fenomeno sociale; ricerca i rapporti di causalità tra fenomeni e si preoccupa della spiegazione.
- Critica sociale: è invece il genere interessato al significato dei fenomeni sociali, pertanto si propone di elaborare delle interpretazioni, a partire da una posizione critica e con una prospettiva valutativa.
- Sociologia applicata: è, infine, il genere che si propone di applicare la teoria e la metodologia della ricerca sociologica alla risoluzione di problemi concreti e alla gestione di situazioni sociali complesse, rispondendo alla domanda "che fare?".
domenica 22 maggio 2011
Due paradigmi per spiegare la società
Quinta lezione ripasso. Secondo lo schema proposto dal nostro testo di riferimento, il problema della spiegazione dei fenomeni sociali può essere affrontato a partire da due principali approcci in senso metodologico.
Il primo dei due approcci è il paradigma olistico (detto anche causalista o positivista) che trova le sue origini nel lavoro classico di Emile Durkheim Les Règles de la Methode Sociologique (1894). Il sociologo deve - secondo Durkheim - occuparsi di fatti sociali, cercando di determinare i rapporti di causalità tra fatti sociali. Questa prospettiva prevede di definire dei caratteri del fenomeno sociale in oggetto che siano osservabili e misurabili, tali da essere sottoposti all'analisi statistica. Quando l'analisi statistica evidenzia delle associazioni significative tra variabili, si procede alla individuazione dei nessi di causalità e alla spiegazione della relazione osservata. Il materiale empirico su cui si basa la spiegazione nel paradigma olistico è prodotto principalmente attraverso dati rilevati con survey elaborati con tecniche di analisi statistica.Il secondo approccio è il paradigma dell'azione e si basa sull'idea che i fenomeni sociali vadano spiegati come aggregazione di azioni individuali in determinate situazioni sociali. In questo approccio è previsto sempre un momento di osservazione fenomenologica dell'azione individuale in determinate situazioni. La spiegazione passa attraverso l'individuazione del meccanismo sociale che struttura il fenomeno emergente al quale è interessato il ricercatore.
Un esempio di come funziona il paradigma dell'azione è quello dello studio condotto da James S. Coleman e dai suoi collaboratori sui meccanismi che spiegano l'introduzione di nuovi medicinali nelle pratiche mediche (Medical Innovation. A Diffusion Study, 1966). Lo studio evidenzia che la velocità d'introduzione di un nuovo medicinale dipende dal tipo di situazione in cui si trovano ad operare i medici: negli ospedali dove la prossimità fisica permette una più rapida circolazione delle informazioni, l'introduzione è più rapida rispetto agli studi privati dei medici di base che lavorano in isolamento (vedi Grafico sotto).
mercoledì 18 maggio 2011
La drammaturgia di Goffman
Un passo avanti nel ripasso. Nell'ambito della microsociologia, un importante filone di studi che abbiamo affrontato è quello dell'interazionismo simbolico, in cui si colloca la ricerca del sociologo di origine canadese Erving Goffman. L'interazione sociale - secondo Goffman - può essere studiata utilizzando la metafora del teatro. Il richiamo alla drammaturgia, infatti, è utile per comprendere che quando i soggetti interagiscono, si impegnano nel controllo delle impressioni, ovvero si adoperano a mettere in scena una rappresentazioni di se stessi tale da produrre nelle persone con cui si sta interagendo un'impressione che vada a proprio vantaggio. La metafora drammaturgina, inoltre, permette di distinguere tra due momenti: quello della "ribalta", in cui l'attore si mette in scena con un copione a cospetto di spettatori; e quello del "retroscena", in cui in assenza del pubblico l'attore non ha più bisogno del controllo delle impressioni e può uscire dal personaggio per essere se stesso e anche per aggiustare e mettere a punto le sue rappresentazioni. Questa tesi è stata esposta nel famoso libro The Presentation of Self in Everyday Life del 1959 (tradotto in italiano da Il Mulino con il titolo La vita quotidiana come rappresentazione). In questo approccio di analisi, i ruoli sociali hanno un carattere situazionale e l'interazione segue delle forme di ritualità in una pratica di rappresentazione del sé che Goffman chiama "giochi di faccia" (una serie di studi sul questi aspetti sono proposti nel volume Interaction Ritual: Essays in Face-to-Face Behavior, 1967). Tuttavia è opportuno sottolineare che l'interesse cardine di Goffman è sempre quello di comprendere come l'attore sociale riesce a manipolare il contesto di una determinata situazione.
lunedì 16 maggio 2011
La visione del Sé
Ripasso. Il nostro approccio alle teorie microsociologiche è cominciato con l'introduzione di un concetto base: la visione del Sé di George Herbert Mead - psicologo sociale statunitense - che rappresenta un concetto fondamentale su cui si fonda l'interazionismo simbolico.
La visione di Mead del Sé, espressa nell'opera Mind, Self and Society (University of Chicago Press, 1934), supera il modello classico di stimolo-risposta per diventare un processo sociale, in cui l'attore sociale agisce in base all'interpretazione che egli dà della situazione. Ricordiamo per inciso a tale proposito il cosiddetto teorema di Thomas di cui abbiamo già parlato nei post precedenti.Il Sé dell'attore sociale si compone di due momenti: del Me che è il riflesso di come l'individuo si percepisce in base agli atteggiamenti e comportamenti degli altri nei suoi confronti; mentre l'altro momento è l'Io vale a dire la risposta che l'individuo elabora, in termini di azione, in base all'interpretazione del Me. Da una parte, quindi, il Me produce socializzazione dell'individuo, dall'altra l'Io genera elementi di creatività e originalità nell'azione individuali. Lo studio dell'evoluzione del Sé nella crescita degli individui conduce, inoltre, il nostro autore ad introdurre il concetto di "altro generalizzato", come elemento indicativo della maturità del Sé, vale a dire la maturazione di una struttura di risposte comuni e condivise da tutti i membri della stessa comunità.
sabato 14 maggio 2011
Tassonomie per orientarsi
Lezione quattro. Le tassonomie sono strumenti cognitivi utilizzati per classificate e categorizzare un insieme di cose.
Nel nostro caso abbiamo introdotto tassonomie per organizzare e mettere ordine nell'insieme delle teorie sociologiche. In primo luogo abbiamo distinto tra "campo teorico" e "ambiente teorico":
Nel nostro caso abbiamo introdotto tassonomie per organizzare e mettere ordine nell'insieme delle teorie sociologiche. In primo luogo abbiamo distinto tra "campo teorico" e "ambiente teorico":
- Campo teorico: si tratta dell'insieme di teorie accomunate dal punto di vista dell'oggetto di ricerca, del contenuto sostantivo, per questo si indicano anche con l'espressione teorie sostantive.
- Ambiente teorico: è l'insieme delle teorie che si differenziano per la prospettiva generale che adottano per guardare alla società nel suo insieme e alle sue parti, con specifici strumenti di indagine, assunzioni di metodo e pretese di conoscenza; vengono anche definite teorie metodologiche.
- Macrosociologia: indica l'insieme delle teorie che si occupano dell'organizzazione sociale, delle strutture sociali, delle istituzioni sociali, del sistema sociale e delle sue parti.
- Microsociologia: comprende l'insieme delle teorie che si occupano dell'interazione sociale, dell'attore sociale, della situazione e dell'azione sociale.
sabato 7 maggio 2011
La corrosione del carattere
Ritorno sui temi performativi. A proposito di "individualizzazione" e teoria sociologica contemporanea, in aula abbiamo richiamato la tesi dell'americano Richard Sennett della corrosione del carattere come principale conseguenza dello sviluppo del nuovo capitalismo flessibile. Questa tesi è stata sviluppata nel libro The Corrosion of Character: The Personal Consequences of Work in the New Capitalism del 1998 e tradotto in italiana con il titolo L'uomo flessibile. Le conseguenze del nuovo capitalismo sulla vita personale (Feltrinelli, 1999, oggi in versione economica).
L'analisi del sociologo americano parte dall'osservazione di un cambio di paradigma nel sistema capitalistico, segnato dall'enfasi rivolta alla flessibilità del lavoro e delle organizzazioni produttive. Il lavoro flessibile, in particolare, non produce più carriere professionali lineari e coerenti, piuttosto sequenze di spezzoni di lavoro giustapposti uno dopo l'altro, non necessariamente coerentemente. Ciò comporta tra le altre conseguenze personali una confusione nel "carattere" degli individui, che va inteso in questo senso:
L'analisi del sociologo americano parte dall'osservazione di un cambio di paradigma nel sistema capitalistico, segnato dall'enfasi rivolta alla flessibilità del lavoro e delle organizzazioni produttive. Il lavoro flessibile, in particolare, non produce più carriere professionali lineari e coerenti, piuttosto sequenze di spezzoni di lavoro giustapposti uno dopo l'altro, non necessariamente coerentemente. Ciò comporta tra le altre conseguenze personali una confusione nel "carattere" degli individui, che va inteso in questo senso:
Il "carattere" indica soprattutto i tratti permanenti della nostra esperienza emotiva, e si esprime attraverso la fedeltà e l'impegno reciproco, o nel tentativo di raggiungere obiettivi a lungo termine, o nella pratica di ritardare soddisfazioni in vista di uno scopo futuro. Insomma, tra la moltitudine dei sentimenti in cui tutti noi ci troviamo costantemente immersi, siamo sempre impegnati nel tentativo di salvarne e rafforzarne qualcuno. Sono questi sentimenti che confermati che plasmeranno il nostro carattere, definendo i tratti personali a cui attribuiamo valore di fronte a noi stessi e in base ai quali ci sforziamo di essere valutati da parte degli altri. (Sennett, 1999, p. 10)Il "carattere" definito in questo modo è sottoposto a corrosione dalla sviluppo del nuovo capitalismo flessibile perché in un'economia che ruota intorno al breve periodo è più difficile perseguire obiettivi di lungo periodo e mantenere fedeltà e impegni reciproci all'interno di organizzazioni produttive che vengono continuamente ristrutturate. A livello personale diventa sempre meno possibile decidere quale dei nostri tratti merita di essere conservato all'interno di una società impaziente che si concentra sul momento.
mercoledì 4 maggio 2011
Parsons: qualche nota in più
Ripasso. Nel corso delle precedenti lezioni, trattando del tema della "differenziazione", abbiamo introdotto il pensiero di Talcott Parsons e del suo approccio sistemico allo studio della società. Si tratta di un autore classico della storia del pensiero sociologico e il principale esponente della teoria "struttural-funzionalista". La sua produzione teorica è stata molto vasta e complessa, per questo - in supporto a quanto già riportato nel nostro testo di riferimento - aggiungo di seguito pochi e semplici schemi di riepilogo dei principali strumenti analitici elaborati da Parsons, con l'intenzione di facilitarne la comprensione.
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