L'analisi del sociologo americano parte dall'osservazione di un cambio di paradigma nel sistema capitalistico, segnato dall'enfasi rivolta alla flessibilità del lavoro e delle organizzazioni produttive. Il lavoro flessibile, in particolare, non produce più carriere professionali lineari e coerenti, piuttosto sequenze di spezzoni di lavoro giustapposti uno dopo l'altro, non necessariamente coerentemente. Ciò comporta tra le altre conseguenze personali una confusione nel "carattere" degli individui, che va inteso in questo senso:
Il "carattere" indica soprattutto i tratti permanenti della nostra esperienza emotiva, e si esprime attraverso la fedeltà e l'impegno reciproco, o nel tentativo di raggiungere obiettivi a lungo termine, o nella pratica di ritardare soddisfazioni in vista di uno scopo futuro. Insomma, tra la moltitudine dei sentimenti in cui tutti noi ci troviamo costantemente immersi, siamo sempre impegnati nel tentativo di salvarne e rafforzarne qualcuno. Sono questi sentimenti che confermati che plasmeranno il nostro carattere, definendo i tratti personali a cui attribuiamo valore di fronte a noi stessi e in base ai quali ci sforziamo di essere valutati da parte degli altri. (Sennett, 1999, p. 10)Il "carattere" definito in questo modo è sottoposto a corrosione dalla sviluppo del nuovo capitalismo flessibile perché in un'economia che ruota intorno al breve periodo è più difficile perseguire obiettivi di lungo periodo e mantenere fedeltà e impegni reciproci all'interno di organizzazioni produttive che vengono continuamente ristrutturate. A livello personale diventa sempre meno possibile decidere quale dei nostri tratti merita di essere conservato all'interno di una società impaziente che si concentra sul momento.
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