sabato 28 maggio 2011

Avalutatività delle scienze sociali

Di ritorno dalla lezione sei. Abbiamo concluso la prima parte del corso dedicata all'inquadramento scientifico disciplinare della sociologia. L'ultimo tema affrontato è stato quello del rapporto tra scienza e politica. Lo abbiamo fatto partendo dal punto di vista di un autore classico che ormai abbiamo imparato a conoscere: Max Weber nelle sue due lezioni "La scienza come professione. La politica come professione" (pubblicate in italiano da Einaudi, 2004).
Weber sviluppa una riflessione sul rapporto e le divisioni di compiti esistenti tra l'attività scientifica e quella politica: l'Autore si confronta con la crisi dell'illusione della ragione positivista (che aveva abbattuto la razionalità tradizionale che univa conoscenza, verità e l'idea del bene e del giusto) e prende atto dell'esistenza nelle società moderne di uno scontro tra valori in contrasto e irriducibili tra di loro. In questa situazione - definita di "politeismo disincantato" - Weber ritiene necessario definire il ruolo dello scienziato sociale e della scienza sociale in relazione a quelli della politica e del poitico: la scienza deve essere avalutativa applicandosi nella conoscenza della società con rigore metodologico e senso di responsabilità. Lo scienziato sociale deve però essere consapevole che non può considerarsi un astratto osservatore, ma al contrario deve sempre tener conto che esso è parte del mondo che osserva e, quindi,  deve sempre conservare la consapevolezza della parzialità del suo punto di vista e dei valori di cui è portatore. Alla domanda "cosa deve fare la scienza sociale e cosa non deve fare?" Weber sostiene che la scienza deve fornire supporti tecnici per comprendere e per decidere, deve indicare cosa è possibile fare e quali sono le relative conseguenze; la scienza però non può dire quale è la scelta migliore in un'alternativa tra valori. Questo compito va lasciato alla politica che sviluppa un'etica dei principi, vale a dire che fa scelta di valori rispetto ai quali agisce in coerenza, e si assume la responsabilità delle sue scelte.
L'idea weberiana di avalutatività delle scienze storico-sociali è un contributo di grande rilevanza per quella che Arnaldo Bagnasco chiama la "ragione sociologica". Si tratta di un'idea che s'inserisce nel suo più vasto approccio teorico e metodologico di Weber che trova la sua più sistematica organizzazione nella raccolta di saggi dal titolo Il metodo delle scienze storico-sociale (Einaudi, 2003).

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