Università degli Studi di Napoli Federico II - Facoltà di Medicina e Chirurgia
mercoledì 18 maggio 2011
La drammaturgia di Goffman
Un passo avanti nel ripasso. Nell'ambito della microsociologia, un importante filone di studi che abbiamo affrontato è quello dell'interazionismo simbolico, in cui si colloca la ricerca del sociologo di origine canadese Erving Goffman. L'interazione sociale - secondo Goffman - può essere studiata utilizzando la metafora del teatro. Il richiamo alla drammaturgia, infatti, è utile per comprendere che quando i soggetti interagiscono, si impegnano nel controllo delle impressioni, ovvero si adoperano a mettere in scena una rappresentazioni di se stessi tale da produrre nelle persone con cui si sta interagendo un'impressione che vada a proprio vantaggio. La metafora drammaturgina, inoltre, permette di distinguere tra due momenti: quello della "ribalta", in cui l'attore si mette in scena con un copione a cospetto di spettatori; e quello del "retroscena", in cui in assenza del pubblico l'attore non ha più bisogno del controllo delle impressioni e può uscire dal personaggio per essere se stesso e anche per aggiustare e mettere a punto le sue rappresentazioni. Questa tesi è stata esposta nel famoso libro The Presentation of Self in Everyday Life del 1959 (tradotto in italiano da Il Mulino con il titolo La vita quotidiana come rappresentazione). In questo approccio di analisi, i ruoli sociali hanno un carattere situazionale e l'interazione segue delle forme di ritualità in una pratica di rappresentazione del sé che Goffman chiama "giochi di faccia" (una serie di studi sul questi aspetti sono proposti nel volume Interaction Ritual: Essays in Face-to-Face Behavior, 1967). Tuttavia è opportuno sottolineare che l'interesse cardine di Goffman è sempre quello di comprendere come l'attore sociale riesce a manipolare il contesto di una determinata situazione.
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