domenica 5 giugno 2011

Artefatto tecnologico come strumento

Premesse per parlare di tecnologie. Riprendiamo qui un passaggio concettuale importante introdotto due lezioni fa che riguarda il meccanismo logico che porta l'artefatto tecnologico a diventare uno strumento. Tale passaggio si realizza nel corso dell'attività, in quanto lo strumento è tale in funzione di ciò su cui esso permette di agire, sia esso il mondo materiale (in questo caso si parla di utensili), sia esso il mondo psichico (in questo caso si parla di segni). Ciò prevede che si costituisca sempre una triade tra il soggetto, lo strumento e l'oggetto, in cui lo strumento svolge un'attività di mediazione tra soggetto e oggetto.
Ricordiamo che le attività di mediazione che gli strumenti svolgono per le attività umane hanno “orientamenti” diversi che possono essere ricondotti a tre tipi fondamentali, ognuno con due qualificazioni diverse.
I tre tipi orientamenti sono:
  1. verso l'oggetto dell'attività;
  2. verso altri soggetti, in questo caso si parla di mediazione interazionale;
  3. verso se stesso, in questo caso di parla di mediazione riflessiva.
Mentre le due qualificazioni che emergono nell'uso dello strumento sono:
  • la mediazione epistemica: quando lo strumento è il mezzo che permette a chi lo usa di conoscere l'oggetto o un altro soggetto (il senso della mediazione è verso il soggetto che agisce lo strumento);
  • la mediazione pragmatica: lo strumento è il mezzo che permette a chi lo usa di agire su l'oggetto o un altro soggetto (il senso della mediazione è verso l'oggetto o il soggetto che subisce lo strumento).
Queste tipologie, oltre a fornire la strumentazione analitica per studiare la tecnologia-in-uso, ci permette di enfatizzare l'assunto che il significato di una tecnologia emerge dal suo uso pratico e dal contesto relazionale in cui è impiegata: verso chi o cosa é diretto e con quali finalità si agisce lo strumento.

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